La cantautrice senese pubblica il suo nuovo brano “Palla avvelenata” e con “Io” vince il premio Bianca D’Aponte
Non è semplice raccontarsi, perché c’è bisogno di avere coraggio, quel coraggio di affrontare i propri ricordi, le proprie paure rileggendole nelle cicatrici che gli atti di bullismo subiti hanno lasciato lì indelebili nell’anima.
Sigmund Freud diceva che il nostro inconscio tende a celare tutto ciò che è doloroso e sgradevole e quando un’artista, abbatte le barriere del proprio inconscio e racconta al grande pubblico il proprio dolore, può arrivare fin dentro l’anima di chi l’ascolta infondendo quella forza di cui si ha bisogno per affrontare i propri turbamenti e debolezze.
Isotta, con il suo nuovo brano “Palla avvelenata” scritto dalla stessa Isotta Carapelli, Pietro Stefanini e Giuseppe Polistina, racconta il ricordo di una sofferenza legata al bullismo, di ciò che l’ha portata, così come porta tante persone, a una guerra contro sé stessa e contro la bilancia. “Palla avvelenata” è un invito ad aprire il cuore, con leggerezza, alle difficoltà; a guardare con un filo di distacco, per quanto possibile, i nostri piccoli drammi personali.

«Mi trovavo nello studio di registrazione con il co-autore del brano, quando lui disse: “vado a portare mio figlio a giocare a palla avvelenata”. Senza pensarci su, gli risposi: “a palla avvelenata venivo catturata per prima perché ero grassa, ma grassa davvero”. Da quel momento – racconta Isotta – ho rivissuto l’orrore che mi assaliva quando dovevo subire le angherie di stupidi, che trovavano nel gruppo la forza che non avevano da soli, riversando su di me il loro disagio e la loro maleducazione. Credo sia grazie a questa esperienza che ho sviluppato una viscerale sensibilità verso chi subisce ogni genere di discriminazione».
Gli atti di bullismo lasciano cicatrici profonde, vorrei chiederti cosa possiamo leggere nelle tue cicatrici?
«Molti hanno detto che questa canzone facesse riferimento a problemi alimentari anche se io, quando l’ho scritta, non avrei mai creduto potesse portare a questa idea. Quando hai avuto dei problemi del genere, credo questi non ti abbandonino mai e le cicatrici raccontano proprio quel periodo ed anche l’essere riuscita a superare quelle paure che, in quei momenti, erano puro terrore, mentre oggi sembrano piccoli drammi. Ricordo che a volte non volevo andare a scuola o uscire di casa e questi problemi vanno affrontati, perché solo affrontandoli piano piano li superi, soffrendo, ma li superi. Quelle cicatrici che ti restano indicano che hai superato quei momenti ma resteranno per sempre e ti cambieranno, in meglio o in peggio poi dipende dalla persona. Non ti abbandoneranno mai, nel bene o nel male. Personalmente mi hanno resa più sensibile verso i problemi delle persone e probabilmente lo sarei stata molto meno se non li avessi provati in prima persona.»
Nell’inciso canti “Prima che cambi il colore del cielo voglio dirti che ero grassa, grassa davvero”, come possiamo interpretarlo: prima che cambi idea e non te lo dica più, o avendo raggiunto una consapevolezza in sé stessi lo vuoi dire subito?
«Prima che cambi il colore del cielo può essere letto in due modi, tenendo conto che il cielo cambia spesso il suo colore, può significare che voglio dirtelo subito perché non voglio tenerlo più dentro, è una cosa che ho superato e finalmente mi va di dirla. Però a livello emozionale può essere anche inteso prima che cambi il mio umore, prima che cambi idea ora sono nel momento adatto per dirtelo e non riesco ad aspettare perché ho paura che cambi qualcosa. Già quando l’ho scritta ero molto dubbiosa, perchè come tutte le cose che ti segnano è più difficile renderle pubbliche, non sapevo come sarebbe stata accolta perché c’è una frase molto forte nel ritornello “Voglio dirti che eri grassa, grassa davvero” ed invece è stata recepita come avrei voluto e cioè come una testimonianza. Raccontarmi è proprio quello che voglio con la musica e sono felicissima del mio team perché mi conoscono e sanno quello che voglio fare e sanno che non voglio cantare ciò che non mi appartiene.»

Isotta sta raccontandosi nelle sue canzoni, come in “Io” il brano pubblicato di recente che le è valso il Premio Bianca D’Aponte. Si è conclusa, con le serate finali il 22 e 23 ottobre scorso al teatro Cimarosa di Aversa, la 17esima edizione del Premio Bianca D’Aponte, l’unico concorso italiano riservato a cantautrici, con Rai Radio 1 in veste di Media Partner. Isotta si è aggiudicata, tra l’altro, tre concerti di presentazione prodotti da Doc Live, la partecipazione come ospite alla prossima edizione del Premio e la possibilità di concorrere al Premio dei Premi del Mei di Faenza insieme alla menzione per la miglior musica grazie alla sua “Io”, (https://isotta.lnk.to/Io_) brano, scritto dalla stessa Isotta Carapelli con Pio Stefanini e Giuseppe Polistina, che esprime quella voglia di realizzare chi si è nel profondo, che spiega la forza insita in ognuno di noi a scoprirsi, a diventare ciò che si è veramente. Disponibile anche il videoclip: https://www.youtube.com/watch?v=seFMD0heowI

Circa il concorso Bianca D’Aponte Isotta ci ha detto che:
«È stata una vittoria inaspettata ed è stata una conferma che sono un po’ sulla strada giusta. Ero molto emozionata, ma non agitata a livello conscio, sentivo una agitazione dentro. Il mio sogno che è anche il mio obiettivo è vivere cantando, è vivere scrivendo la mia musica mettendoci impegno in questa mia passione. Io non credo di salvare la vita a nessuno però metto il mio mattoncino facendo quello che mi piace fare e sono molto felice se, percorrendo questa strada, arriveranno dei riconoscimenti come questo.»
“Io” mi avevi detto essere di colore blu, “Palla avvelenata” di che colore è e poi la prossima canzone di che colore sarà?
«Palla avvelenata è giallo ocra, è una sensazione che ho, non c’è un motivo ben preciso, quando l’ho registrata in studio e quando l’ascolto mi viene in mente il colore giallo ocra, è proprio una sensazione mentre il colore della prossima canzone si vedrà, magari sarà rosso non si sa. Stiamo lavorando a tante canzoni che non vedo l’ora di far uscire e quindi ho molti colori (ride).»

https://www.instagram.com/therealisotta_/
https://www.youtube.com/channel/UCIKweSCodzm7nGC9oyG8VDQ
PALLA AVVELENATA
Prima che cambi il colore del cielo
Voglio dirti che ero grassa, grassa davvero
Prima che cambi il colore del cielo
Voglio dirti che ero grassa, grassa davvero
Venivo catturata per prima
A palla avvelenata
Venivo catturata
Nonostante tutto nei suoi occhi mi specchiavo stupenda
Ma ero solo un soldo bucato agli occhi del mondo
Prima che cambi il colore del cielo
Voglio dirti che ero grassa, grassa davvero
Prima che cambi il colore del cielo
Voglio dirti che ero grassa, grassa davvero
Non sono più una bimba che montava in vespa senza giacchetto
E non mi riconosco
Non mi avete conosciuta quando ancora me la facevo addosso
C’è un mare di sguardi che inghiotte a ginnastica volevo sparire
Prima che cambi il colore del cielo
Voglio dirti che ero grassa, grassa davvero
Prima che cambi il colore del cielo
Voglio dirti che ero grassa, grassa davvero
E maledetta allegria e maledetta allegria
E maledetta allegria che ho sempre rincorso
E maledetta allegria e maledetta allegria
E maledetta allegria che ho sempre rincorso
Prima che cambi il colore del cielo
Voglio dirti che ero grassa, grassa davvero
Prima che cambi il colore del cielo
Voglio dirti che ero grassa, grassa davvero
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